La storia dell’Hotel Giulio Cesare del Cinquale, che questo anno festeggerà i suoi primi 50 anni di vita, è una storia fatta di persone, che hanno costruito un luogo, creato una destinazione.
E’ la storia di Oreste e Anna
che, da imprenditori illuminati, dopo 18 anni di vita e di lavoro vissuti nella stupenda città di Bologna, ricca di opportunità e di tradizioni, decisero di tornare alle origini, di tornare a casa.
Tornare a casa, si perché Anna e Oreste erano Toscani, quei Toscani con la T maiuscola, dello scorso secolo pieni di iniziativa e di passione che non avevano paura ad osare, ad uscire dalla loro zona di comfort e che partivano per trovare lavoro fuori, per crearsi una nuova vita, ma con il cuore, sempre, pieno di amore per la loro terra.
Oreste, uomo solido, gentile, elegante, per quanto riservato e schivo, riusciva sempre a creare legami profondi e duraturi sia con i collaboratori dell’azienda che aveva creato con grande successo a Bologna, sia con i clienti di quella che sarà la sua seconda vita, la vita dell’albergatore.
Un visionario, si direbbe oggi, un uomo che precorreva i tempi, che intuì nella formula del bed&breakfast, non una formula riduttiva, ma una formula che rendeva il cliente libero, libero di conoscere, esplorare, sperimentare le realtà locali; che gli permetteva di mangiare nelle trattorie della zona, spostarsi, esplorare, in una parola vivere un’esperienza, in un ciclo virtuoso di sinergie che ancora oggi l’hotellerie moderna persegue come scopo.
Anna, Anna era un’altra cosa.
Anna era energia allo stato puro. Estroversa, spumeggiante, piena di vita, elegante con i suoi abiti impeccabili ed il suo filo di perle.
Anna amava i fiori.
Il suo albergo era sempre pieno di composizioni colorate che rallegravano gli ambienti, che facevano sentire il cliente accolto e il suo giardino raccontava le stagioni e il passare del tempo con i ciclamini, le rose, i sempreverdi.
Ma Anna era molto di più di un filo di perle sopra un abito elegante: Anna era la mente organizzativa, era la strategia, era l’anima palpitante e l’inflessibile controllore della qualità del suo stesso prodotto.
In un’era in cui non si sentiva lontanamente parlare di controllo qualità come aspetto fondamentale della gestione di un’azienda di successo, Anna aveva cura delle camere del suo hotel, come se fossero la sua casa, che con gioia, condivideva con ospiti, a lei sempre molto graditi.
E gli ospiti percepivano questa cura, queste attenzioni, tornando, di anno in anno, di stagione in stagione, crescendo all’Hotel Giulio Cesare la propria famiglia, i propri figli.
Anna e Oreste si amarono per 58 anni.
Ma non si amarono soltanto, condivisero, condivisero tutto: vita, lavoro, famiglia. Non ci fu un giorno che li vide lontani, anche quando fisicamente dovevano esserlo.
Il loro non era un lavoro, era un modo di vivere e si percepiva.
Si percepiva dai nomignoli affettuosi che i piccoli clienti davano loro, chiamando Oreste “Nonno Chiave” e Anna “Nonna Brioche”, si percepiva dai sorrisi e dalle lacrime che furtive, venivano asciugate alla fine di ogni stagione.
Erano gli anni delle vacanze al mare che duravano lunghe, pigre, assolate settimane, erano gli anni dello sviluppo.
E fu in quegli anni anni che Anna ed Oreste, in vacanza con amici in Versilia, scoprirono quel lembo sottile di terra, baciato dal sole, lambito dal mare e incorniciato dalle splendide e maestose Alpi Apuane, conosciuto oggi come Il Cinquale e decisero di comprare un pezzo di terra immerso in un bosco di pini e di querce e di farne, il loro bel ritiro.
Erano ancora giovani, nel pieno del loro fulgore mentale e avevano capito che la loro vita doveva tornare laddove era iniziata, doveva tornare in Toscana, ma non volevano farlo da semplici villeggianti, come si era soliti dire un tempo, loro volevano diventare quelli che la vacanza la costruivano, creavano, imbastivano, come un abito sartoriale, sulla pelle dei futuri clienti.
Da questa visione, da questa idea nacque la prima “Pensione Signorile”
del Cinquale ad avere in zona, l’aria condizionata, una diavoleria tecnologica che pochi, pochissimi, neanche nella magnifica e vicinissima Forte dei Marmi, potevano, all’epoca, vantare di avere.
Era il 3 agosto 1973.
Il giorno dell’inaugurazione c’ero anche io con loro, Tosca, la loro figlia, che orgogliosamente al braccio del mio amatissimo padre, entravo, inconsapevole, non solo in un luogo nuovo, ma anche in una nuova dimensione che mi avrebbe permesso di incontrare persone, condividere le loro vite ed arricchirmi, giorno dopo giorno, della passione che i miei genitori mi trasmettevano.
Era l’inizio, l’inizio della storia dell’Hotel Giulio Cesare…che continueremo a raccontare nella prossima puntata del nostro blog 😊.
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